di Rosa Iannuzzi
Stare al proprio posto. E’ quello che ci viene insegnato fin da piccoli, tra una sedia e una posata, tra un quaderno e un banco di scuola, tra un ragazzo ed un bacio nascosto. Imparare bene la parte, stare in fila e non rubare il posto ad altri, aspettando di vedere passare la propria vita. Ma poi arriva qualcuno che con fare dispettoso decide che è molto più divertente mescolare le carte e vedere quello che succede. E quello che succede è quasi sempre sorprendente, e dallo spiazzamento – di chi fa e di chi guarda – nasce un nuovo modo di raccontare, un nuovo modo di percepire. Ed ogni volta tutto questo ci regala un’emozione. Ed è da questa emozione che possiamo imparare.
Anche quando non capiamo, anzi soprattutto quando ci sembra di non capire, e torniamo a casa dopo uno spettacolo, un film, una mostra di pittura, una visita ad un museo con quella strana sensazione di aver portato a casa con noi uno sguardo, una frase, un paesaggio, un passo di danza. E’ proprio in quell’esatto momento che l’arte, non quella cosa accademica che ci viene snocciolata dall’alto piena di termini incomprensibili – solo per addetti ai lavori – non quella patetica ripetizione di gesti e movimenti, mistificata e confezionata dai tempi televisivi, che ha colonizzato ormai qualsiasi spazio culturale e sociale, solo allora dicevo l’arte trova il suo compimento.
Quando nel silenzio di un teatro, di una sala, di un qualsiasi luogo improbabile, le sensibilità presenti si incontrano e iniziano a viaggiare insieme, ritrovando insieme l’alfabeto emotivo che permette a entrambi di entrare in comunicazione. Questa è stata l’intenzione che ha spinto la Corale Jacob Arcadelt di Chiusi, a cercare un nuovo modo di presentarsi al proprio pubblico durante lo spettacolo “Fuori dal Coro”, andato in scena al Teatro Mascagni di Chiusi martedì 22 dicembre.
Un lavoro di preparazione durato diversi mesi che ha rotto gli schemi del concerto tradizionale per cercare, con nuove forme, e insieme ad altre figure significative del panorama musicale ma non solo, (sono stati proiettati alcuni video realizzati da un giovane videomaker di Chiusi) di raccontare l’incontro con l’altro che avviene solo ed esclusivamente quando riusciamo ad andare verso l’altro, rimescolando saperi, rimuovendo ciò che da sempre ci impedisce di ascoltare e comprendere. Senza temere quindi il giudizio, di se stessi prima ancora che del pubblico, i coristi hanno abbandonato lo spazio circoscritto che li ha visti in questi anni protagonisti di numerosi concerti, e si sono appropriati del palcoscenico, restituendo agli spettatori – a tratti con sano divertimento, altri con timore reverenziale – la ritualità del passo di un valzer, del gesto in controluce di una dama, di una voce che si fa corpo e che torna all’unisono a tendersi sopra la figura rotolante dell’attore che ghermisce la parola scuotendola dall’intenzione del dire, fino ad accompagnare con incedere lento gli spettatori verso la conclusione.
Complimenti a tutti i coristi per la passione e la determinazione che li ha accompagnati in tutto questo percorso, per il coraggio cha hanno dimostrato osando qualcosa di assolutamente diverso da tutto quello che avevano fatto finora, coraggio che è stato ampiamente ripagato dal successo ottenuto avvalorato dalla considerevole presenza di pubblico. Complimenti a tutti gli artisti che si sono uniti nel compimento di questo progetto, dai solisti ai musicisti, dal regista dei video a chi attraverso l’uso magistrale delle luci ha saputo dare forza e valore ai movimenti di tutti.
La scelta di inserire lo spettacolo della Corale di Chiusi nel cartellone della stagione teatrale del Teatro Mascagni, e la decisione dell’Amministrazione Comunale e della Fondazione Orizzonti di portare i propri auguri la sera dello spettacolo, rendono sempre più concreta la possibilità che l’attenzione alle realtà culturali e associative di Chiusi non sia solo un modo di dire. Quindi auguri a tutti coloro che per il 2016 prevedono di continuare a creare, inventare, organizzare spettacoli, serate, iniziative nelle nostre piazze, nei nostri cortili, nelle nostre sale, nei nostri luoghi un po’ abbandonati, nel nostro Teatro
Via: http://www.chiusiblog.it/?p=31094